Peste suina: protestano i ristoratori e gli albergatori della Val Borbera assieme a tante altre realtà
Non solo divieto di caccia. Con l’ordinanza congiunta dei ministeri della Salute e dell’Agricoltura per la peste suina è scattato il divieto per molte altre attività, dal trekking alla mountain bike, dalla pesca alla raccolta dei tartufi e dei funghi.
Il provvedimento restrittivo interessa tutto il novese e le valli: in tutto sono 78 i Comuni piemontesi e 36 quelli liguri che rientrano nella “zona infetta”, dopo il ritrovamento di diversi cinghiali morti o morenti a causa della peste suina africana
L’ordinanza prevede alcune eccezioni, in particolare per le attività connesse alla salute e alla cura degli animali selvatici e delle piante. È allo studio l’autorizzazione alla caccia di selezione, anche in considerazione dei gravi danni all’agricoltura che potrebbero verificarsi con il proliferare indisturbato dei cinghiali. In Regione ne stanno ragionando con le associazioni di categoria.
La protesta di albergatori e ristoratori
Durissima la reazione del presidente della Associazione Albergatori e Ristoratori delle Valli Borbera e Spinti Michele Negruzzo. Definisce l’ordinanza ministeriale “L’ennesima tegola sui nostri territori, sul nostro lavoro, sulle nostre vite. Di fatto siamo ripiombati, per sei mesi in zona rossa, è stato decretato un nuovo lockdown, questa volta insensato. Le decisioni prese non tengono conto dell’impatto enorme che avranno sulla nostra economia e sulle nostre vite, nell’immediato e nel medio e lungo termine. Un intero territorio che si ferma, anzi arretra, proprio nel momento in cui ci sarebbe più bisogno di avanzare in maniera energica e decisa per uscire da questo tunnel.”
Negruzzo auspica che “ci sia un ravvedimento, una presa di coscienza di quanto questa decisione creerà un immobilismo abnorme rispetto al problema” e si augura che nei Comuni interessati “si alzino più voci che in maniera univoca possano far capire l’esagerazione di questo provvedimento perché tutte le piccole realtà lavorative, già duramente segnate in questi anni, subiranno un altro, ennesimo, duro colpo.”
E conclude auspicando l’immediata correzione dell’ordinanza “perché è impensabile chiudere (di fatto è come se chiudessimo) le nostre attività per altri sei mesi, sarebbe una condanna a morte”.
“Serve un commissario straordinario”
Sulla questione è intervenuto l’Onorevole Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera e componente della Commissione Agricoltura. “Il focolaio di peste suina individuato nella zona appenninica tra le province di Alessandria e Genova deve essere assolutamente circoscritto. Questo per evitare il diffondersi del virus in altri territori circostanti. Appare perciò urgente e necessaria la nomina di un commissario straordinario per realizzare velocemente interventi coordinati tra i diversi enti coinvolti, a cominciare dalle regioni. Deve essere altresì considerata la problematica economica derivante dalla ordinanza assunta dai ministeri della Salute e dell’Agricoltura. Al più presto dovranno essere reperite risorse da destinare a ristoro delle perdite per le attività economiche e turistiche connesse ai divieti previsti per contenere la diffusione del virus”.
Le altre proteste
Tanti sono contro la decisione del ministero. È infatti partito un hashtag che recita #venitemiaprendere per tutti gli escursionisti, appassionati di trekking, mountain bike e delle camminate. Anche il Cammino dei Ribelli, Borberambiente e il gruppo MTB I Cinghiali sono schierati contro il provvedimento. Tutti lo ritengono l’ennesima stangata allo sport e al “turismo lento” della nostra zona. A protestare anche i viticoltori e gli esperti del Beigua, il parco regionale della Liguria. Un fronte davvero unito e compatto che sta facendo sentire la propria voce sui social contro il provvedimento ministeriale.