La crisi nera della Pernigotti
La Pernigotti è come una candela accesa. La cera brucia e si scioglie poco alla volta. Alla fine ne resterà l’ultimo pezzetto, o forse neppure quello. Il fatto grave è che tutto questo accade nell’indifferenza generale. L’indifferenza delle istituzioni e di tutta la comunità.
Stiamo parlando di quella che è stata una delle industrie primarie cittadine, nata nel 1860 grazie alle intuizioni e alla genialità di una famiglia che, generazione dopo generazione, ha saputo farla crescere e darle respiro internazionale per oltre un secolo.
Ma questa è storia passata. Il presente è fatto di numeri impietosi che la proprietà turca e il management cercano di addolcire o di giustificare richiamandosi alle contingenze esterne. Numeri che denunciano invece un’azienda in piena crisi, nella quale non c’è traccia degli investimenti annunciati all’indomani della cessione a Optima dei preparati per gelati e pasticceria.
Quello che oggi possiamo esaminare è il bilancio del 2020, pubblicato nel Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio di Milano all’inizio di quest’anno, dopo essere stato approvato dall’assemblea dei soci lo scorso 24 novembre, con quasi sette mesi di ritardo rispetto al termine di legge.
Potete continuare a leggere l’analisi di Piero Vernetti nel nostro numero di Panorama di Novi in edicola.