Primi risultati per l’Ovada DOCG
Il Consorzio di Tutela dell’Ovada Docg, che vede spiccare il comune di Bosio, ha reso noti i dati del progetto sperimentale “Increase Ovada DOCG” avviato nel 2020, svolto insieme all’Università degli Studi di Torino e alla Fondazione Agrion, volto alla caratterizzazione delle uve Dolcetto e lo studio di tecniche produttive per la valorizzazione dei relativi vini. I dati sono parziali in quanto lo studio prevede ancora un ulteriore anno di ricerca e dimostrazione.
A partecipare al progetto sono state quindici aziende dell’areale di produzione come il disciplinare prevede, con oltre 210 ettari rappresentati, coinvolte nelle annate 2020 e 2021. Le linee operative del progetto hanno riguardato; la rilevazione delle caratteristiche aziendali e delle pratiche di sperimentazione delle aziende coinvolte; la caratterizzazione tecnologica e polifenolica delle uve Dolcetto atte a dare Ovada DOCG; la produzione di vini sperimentali nella cantina dell’Università di Torino “Bonafous” con procedura di microvinificazione standardizzata con una parte delle uve analizzate; prove di vinificazioni aziendali con strategie di vinificazione differenti come esempio di tecniche applicabili in azienda.
Le reazioni
Commenta così il presidente del Consorzio Daniele Oddone: «Confrontandoci tra produttori e assaggiando i nostri vini abbiamo notato una certa variabilità. Nonostante le differenze vadano ad assottigliarsi, ci premeva conoscere il motivo di questa diversità all’interno dei Dolcetti. Abbiamo quindi commissionato all’Università questo studio, seguirà un terzo anno di conferma dei risultati ottenuti. Sarà per noi un punto di partenza per dare all’Ovada una identificazione molto più specifica ed esaltare le nostre differenze rispetto agli altri Dolcetti del Piemonte”.
Ulteriori studi sono in svolgimento per analizzare la variabilità delle zone dell’Ovadese: l’avvio è nell’annata 2021 con la produzione dei vini sperimentali. I primi risultati sono incoraggianti in quanto sono state rilevate differenze nella composizione fenolica dei vini prodotti nelle tre zone identificate (Capriata d’Orba-Carpeneto, Ovada-Cremolino, Bosio), ma ulteriori anni di studio sono necessari per escludere l’effetto annata.
(red.)