Mongiardino e Roccaforte: chiediamo la revisione di alcune misure sulla Psa
Proseguono le polemiche inerenti alla gestione della peste suina africana. Mongiardino e Roccaforte, due comuni della alta val Borbera, hanno contattato gli enti preposti in merito alle ultime misure.
“L’ordinanza ministeriale” scrivono “vieta, per la durata di sei mesi, qualsiasi attività suscettibile di creare interazione diretta e indiretta con i cinghiali infetti. Con ricadute sull’ambiente e la manutenzione del territorio. Non tenendo conto che il blocco per lunghi periodi di ogni attività rischia di compromettere qualsiasi forma di futuro in aree già molto provate”. Insomma, per i due comuni, esiste il rischio concreto di isolare ancor di più un territorio già a rischio.
Fondamentale resta capire quando saranno possibili le prime aperture. In vista, soprattutto, della stagione estiva. I mesi in cui la val Borbera torna a ripopolarsi, tra turismo, seconde case e i fedeli del culto di Sahaja Yoga. “Non pensiamo sia corretto il metodo eseguito per l’individuazione delle zone rosse. Infatti, secondo normativa le stesse vengono individuate nel raggio di 10 km dall’ultimo ritrovamento”. Prosegue la missiva. “Il calcolo non tiene conto della conformazione geografica dei luoghi. Riteniamo necessaria una revisione della metodologia di calcolo. Considerando che in tutti i territori della valle non è mai stato trovato alcun animale infetto”.