Il processo per i massaggi “hard” a Novi
Due centri di massaggi orientali “hard” nel centro di Novi chiusi nel 2015 perché per gli investigatori in quei locali venivano praticate prestazioni sessuali a pagamento. Tre donne di origini cinesi accusate di sfruttamento della prostituzione: per loro chieste condanne a due anni per ciascuna. Si trattava del Centro Massaggi Oriente, in viale della Rimembranza, e del Tokyo Centro spa, in corso Marenco. Esercizi a cui la Guardia di Finanza aveva posto i sigilli. Per la Procura non erano semplici centri per i massaggi ma erano «case di prostituzione». Secondo loro infatti alcune delle donne all’interno avevano un doppio ruolo: gestivano l’attività e la praticavano mentre altre erano solo vittime dello sfruttamento.
Quattro anni dopo la chiusura, il pubblico ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio per un uomo e quattro donne. Una di loro giudicata in abbreviato e condannata a un anno e mezzo di reclusione. Per l’uomo si sta procedendo a parte. Per le altre tre invece si sta concludendo il processo di primo grado al tribunale di Alessandria. Si tratta di Aiping Wang, Xuemei Wu e Yongjuan Xiang, all’epoca dei fatti tra i 48 e i 60 anni. L’accusa è di sfruttamento della prostituzione con l’aggravante di aver sfruttato le dipendenti.
Tanti i testimoni: clienti novesi ma non solo, perché arrivavano anche da diversi paesi vicini. Tanto imbarazzo in aula per ricostruire quello che era successo. Tra gli elementi venuti fuori anche un tariffario in base alle tipologie e alla parti in cui venivano eseguiti i massaggi. Ascoltate anche alcune delle ragazze che avevano lavorato nei centri. L’ultima due giorni fa: la giovane di origine cinese ha raccontato che era stata costretta a eseguire quei massaggi particolari altrimenti non sarebbe stata pagata. Il PM Gualtiero Battisti ha quindi chiesto per le tre imputate una condanna a due anni ciascuna.
I legali della Difesa Giuseppe Lanzavecchia, Davide Daghino e Alessandro Genovese hanno sostenuto che le tre non erano le titolari e non erano le sfruttatrici, chiedendone l’assoluzione. La sentenza è fissata per il 24 maggio.