Il ritratto di Marcus Risso
Venticinque anni. Un quarto di secolo passato dentro una struttura diventata, poco a poco, un gioiello della cultura del nostro territorio. Da semplice luogo di interscambio di volumi a centro per eventi, manifestazioni, laboratori, anche musica. L’evoluzione del concetto di biblioteca. Raccontata da chi la vive da tempo e la dirige da qualche anno. Marcus Risso. Anima dell’ente intitolato a Roberto Allegri.
Quando nasce la tua passione per la cultura?
«Più che quando direi grazie a chi. Mio nonno e mio padre erano due grandissimi amanti dei libri. Dentro di me è ancora vivo il ricordo dei pomeriggi d’infanzia passati a sfogliare, a curiosare tra le pagine di volumi di qualunque tipo. Era una vera e propria avventura. Ogni domanda veniva soddisfatta prendendo un libro e cercando la risposta dentro di esso. In questo modo, la mia mente si allenava e la curiosità veniva stimolata. Una esperienza che mi ha cambiato».
Nel tuo racconto, vi è un passaggio fondamentale. Uno snodo per la tua carriera e al contempo un messaggio ai tanti ragazzi che stanno attraversando una situazione simile. Prima di arrivarci, torniamo ai tempi dell’adolescenza.
«Ho scelto il Liceo alle scuole superiori, perché le materie umanistiche mi appassionavano, anche se devo dirti che me la cavavo anche in ambito scientifico. E poi, molti mi ripetevano che quello era il futuro, che tramite lauree scientifiche sarei entrato nel mondo del lavoro. Titoli di studio spendibili e utili».
Nel numero di Panorama di Novi in edicola l’intervista a Marcus Risso a cura di Giovanni Guido.