Linda Repetti dalla Val Borbera allo stadio di Genova

 

Questa storia parte dai prati verdi che circondano un borgo addormentato tra il Monte Carmo e il Monte Antola. Scende, come il fiume Borbera, sino a Cabella, devia d’improvviso verso la pianura di Torino, per poi giungere tra i palazzi signorili e il mare che abbracciano Genova. È una storia d’amore, ma d’amore verso la propria professione. Parla di famiglia, di radici, di sport e, ahimè, anche di maschilismo. Parla, soprattutto, di una giovane ragazza. La protagonista della storia. Linda Repetti. Genovese con origini valborberine. Cabella e Daglio. Il paese citato nelle prime righe, dove tutto nasce. Dove ci porterà lo scopriremo solo leggendo. Un primo flash, per cominciare.

«L’orto del nonno durante le mie estati a Daglio. E poi il raccogliere i fiori nei prati. Le passeggiate nei boschi. L’amore per la natura nasce lassù. A novecento metri d’altezza di un pugno di case che vive ancora secondo i ritmi di un tempo. La connessione che appare e scompare. La TV con due canali. E una gioia, la mia, nel passare l’estati in alta valle». Parole che ci consentono di capire quanto Linda tenga ai luoghi del cuore. Luoghi circondati di verde, quel verde che lei cura ogni giorno per lavoro. «Sono giardiniere sportivo. Greenkeeper direbbero in Inghilterra, dove questa figura riveste molta più importanza rispetto all’Italia. Lavoro dentro lo stadio ‘Luigi Ferraris’ di Genova, casa di Sampdoria e Genoa. E pensare che, durante i miei studi di agraria alle superiori, nemmeno sapevo esistesse questa professione. Non era un punto di arrivo, non avevo la passione per il calcio. La natura, quella sì, mi appassionava sin da piccola. I miei genitori non erano d’accordo sul mio percorso. Agraria? Un corso poco rinomato. Io, però, sono testarda. Volevo vincere la mia battaglia e, guardando indietro, devo dire che ho avuto ragione».

 

Nel numero di Panorama di Novi in edicola l’articolo a cura di Giovanni Guido.