Le ultime sull'ex Ilva
Entro pochi giorni il nuovo proprietario dell’ex Ilva. L’ha annunciato il Ministro Adolfo Urso a margine di una manifestazione sul made in Italy. Parole che fanno presagire a un’accelerazione della vendita del colosso italiano dell’acciaio con ripercussioni anche sullo stabilimento di Novi, con Genova e Taranto uno dei punti nevralgici del gruppo. In corsa sono rimasti in due, gli indiani di Jindal Steel International e gli azeri di Baku Steel Company, supportati dallo stato ex sovietico. Sembra che la scorsa settimana i commissari dell’ex Ilva siano volati in Azerbaijan per verificare in prima persona le potenzialità di uno dei due concorrenti. Manca quindi qualche giorno per capire chi prenderà in mano le redini dell’ex Ilva con molti dubbi che attanagliano lavoratori e sindacati.
Baku Steel sembrerebbe favorito rispetto a Jindal e il jolly che gli asiatici avrebbero sarebbe il gas naturale che farebbero arrivare dal loro paese tramite un rigassificatore da posizionare al largo del golfo di Taranto.
Rabbia dei sindacati
Chi è sul piede di guerra sono i sindacati confederali. Spiega Alberto Pastorello della UILM Alessandria: «Sulla vendita nessuno ci tiene informati. Siamo stati convocati la scorsa settimana per la cassa integrazione del gruppo ma non possiamo sempre inseguire e accondiscendere i desiderata dell’azienda. Lo scopo di un sindacato non è solo quello di ottenere ammortizzatori sociali legittimi e sacrosanti ma anche e soprattutto quello di contribuire a creare lavoro e produzione. L’anno passato Ilva produsse 1,5 milioni di tonnellate, quanto un tempo produceva da solo lo stabilimento di Novi. Serve un rilancio fatto di cose concrete e non di proclami».
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