Attese fino a 50 aggiudicazioni per il nuovo bando delle concessioni. Ecco tutti i requisiti per la partecipazione.
Il tanto atteso bando per l’assegnazione delle nuove concessioni di gioco online è stato finalmente pubblicato. Si tratta di un passo in avanti importante per il mercato del gambling anche se le associazioni di categoria si dividono e le polemiche sono già iniziate.
Per capire meglio di cosa si tratta scendiamo nel dettaglio di una novità che interessa tanti operatori. Innanzitutto ci sarà la possibilità di ottenere fino a 50 concessioni, con un costo unitario di 7 milioni di euro, di cui ben 4 da versare subito, al momento dell’aggiudicazione, mentre i restanti 3 saranno richiesti all’assunzione effettiva del servizio, che dovrà avvenire entro 6 mesi dall’ottenimento della concessione.
Potranno partecipare alla gara solo gli operatori che hanno sede nello spazio economico europeo e possono dimostrare una comprovata esperienza nel settore del gambling. Il fronte, come dicevamo, si è già spaccato: alcuni grandi operatori puntano a fare bottino pieno (e quindi ad acquistare più concessioni) mentre altri hanno deciso di non partecipare e stanno valutando ricorsi. Il rischio, così facendo, è che il gioco pubblico e legale diventi monopolio di pochi marchi.
Ma quante concessioni verranno rilasciate? Secondo le stime del Ministero delle Finanze dovrebbero essere almeno 30 per un massimo di 50, con complessivo incasso di 350 milioni di euro per lo Stato. A pesare però sulle prospettive pesano due novità: l’eliminazione delle skin e la riduzione drastica dei Punti Vendita Ricariche. Se questa è la situazione per il gioco online, anche la filiera terrestre chiede a gran voce un riordino vasto e articolato, in grado di mettere un freno a una perdita costante del settore, che ha segnato il -27% nella raccolta, con 12,7 miliardi di euro in meno rispetto agli anni precedenti.
Il sistema attuale, basato su proroghe continue, non offre certezze regolamentari né tutela adeguatamente gli operatori e i cittadini. La proposta del MEF prevede la certificazione dei punti vendita per garantire standard uniformi a livello nazionale e superare limiti come il distanziometro, ma il processo resta complesso. Serve una soluzione definitiva per ridare stabilità e dignità al settore, evitando che le proroghe diventino un boomerang.