La situazione del Gavi e dei nostri vini per i dazi imposti da Trump

Il presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, ha evidenziato le conseguenze derivanti dall’imposizione dei dazi statunitensi del 20%, sottolineando come tale misura possa comportare una riduzione dei ricavi del settore pari a 323 milioni di euro annui. Secondo Frescobaldi, il rischio concreto è che una parte significativa della produzione vinicola italiana possa uscire dal mercato, qualora non si trovassero soluzioni per attenuare l’impatto economico della nuova tariffazione.

A tal proposito, il presidente di Uiv ha ribadito la necessità di instaurare un accordo tra le imprese italiane e i partner commerciali oltreoceano, i quali traggono un beneficio significativo dall’importazione dei vini italiani. Tale collaborazione, a suo avviso, risulterebbe fondamentale per ripartire equamente il peso dell’aumento dei costi ed evitare che esso ricada interamente sui consumatori finali.

 

Le parole del Presidente del Consorzio Tutela del Gavi

Il presidente del Consorzio Tutela del Gavi, Maurizio Montobbio, ha evidenziato le difficoltà incontrate dal settore vitivinicolo a seguito dell’imposizione dei dazi statunitensi del 20%. Secondo quanto dichiarato, diverse partite di bottiglie pronte per l'esportazione risultano attualmente bloccate nelle cantine o presso il porto di Livorno. Ora che il quadro normativo appare più chiaro, si attende di comprendere le conseguenze effettive della misura.

Il Gavi destina all’estero l’85% della propria produzione, pari a 14 milioni di bottiglie, con circa due milioni di unità destinate al mercato americano. Montobbio ha sottolineato come la situazione verrà monitorata attentamente per valutarne gli sviluppi. Montobbio ha inoltre illustrato un possibile effetto collaterale della misura, facendo riferimento al rischio che il Pinot Grigio, qualora perdesse quote di mercato negli Stati Uniti, potesse rivolgersi ad altri Paesi, come il Regno Unito, primo mercato estero per il Gavi. Un simile scenario, ha spiegato, determinerebbe un incremento della concorrenza, con un conseguente effetto domino che potrebbe coinvolgere alcune aziende produttrici del Gavi DOCG, sebbene non in maniera generalizzata. Attualmente, il noto vino bianco piemontese è esportato in oltre 100 Paesi, con il 50% delle vendite internazionali destinate proprio al Regno Unito.

Nonostante le difficoltà del momento, il presidente del Consorzio ha espresso un moderato ottimismo, ribadendo che le aziende del settore si stanno preparando a fronteggiare la situazione con iniziative già programmate, mentre le associazioni di categoria hanno sollecitato il governo italiano e le istituzioni europee affinché la crisi commerciale non venga ulteriormente aggravata.

 

Le parole di Francesca Poggio

Francesca Poggio, produttrice del Poggio di Gavi e vicepresidente delle Donne del Vino, ha osservato che, pur rappresentando una riduzione rispetto all’aliquota inizialmente prevista del 200%, tale misura continuerà a generare notevoli difficoltà per il settore.

Tuttavia, Poggio ha espresso fiducia nel fatto che la competitività del vino italiano possa continuare a basarsi sul rapporto qualità-prezzo. Ha inoltre sottolineato come i vini statunitensi risultino sensibilmente più costosi rispetto a quelli italiani, con un incremento superiore al 20%, mentre i vini importati da Cile e Australia subiranno un aumento tariffario più contenuto, pari al 10%. Nonostante ciò, ha ribadito che la qualità dei prodotti italiani rappresenta un vantaggio competitivo determinante.