Costante Girardengo, quando il nostro Campione “salvò” le Olimpiadi di Anversa

Il mondo dello sport, in questi giorni, ha lo sguardo rivolto in Cina. A Pechino, infatti, vanno in scena l’edizione numero 24 delle Olimpiadi Invernali. E, mentre sono in corso le gare, cade una importante ricorrenza. Il 9 febbraio 1978 moriva, a Cassano, Costante Girardengo.

 

Un grande campione delle due ruote, senza dubbio. Ma cosa c’entra “l’Omino di Novi” con le Olimpiadi, alle quali lui stesso non partecipò mai. La storia, curiosa e probabilmente poco conosciuta, risale al 1920. Siamo in piena estate. Il nostro Paese è uscito vincitore dalla Grande Guerra, ma le macerie delle bombe nemiche sono una cicatrice enorme sul volto degli italiani. La povertà cresce e le speranze per un futuro roseo precipitano. Ci si aggrappa ai miti dello sport. Proprio come Girardengo.

 

Quell’anno sono in programma le Olimpiadi di Anversa, le seste della storia moderna. Per mandare a gareggiare i nostri atleti in Belgio, però, ci vogliono soldi. Che il governo di Francesco Saverio Nitti non ha. Dunque, niente Giochi per gli azzurri. E, proprio in quel momento, che interviene il Campionissimo. Il quale prende carta e penna e scrive al Presidente del Consiglio. “L’Italia non deve disertare le Olimpiadi. Una adunata mondiale che offre al governo l’occasione per iniziare una sana politica: quella del miglioramento del materiale umano”.

 

Poche righe colme di retorica e amor patrio che fanno cambiare idea a Nitti, il quale gli risponde promettendo di provarci. Parte la sottoscrizione, che consente alla nostra spedizione di arrivare in Belgio. Sarà un successo: 13 medaglie d’oro, 5 d’argento, 5 di bronzo e settimo posto nel medagliere. Un trionfo firmato in parte, anche dal “nostro” Campionissimo.