La questione del caso Solvay
In merito al “caso Solvay”, riportato alla luce in questi giorni dallo studio condotto dall’Università di Liegi, che ha evidenziato una maggiore presenza di alcuni Pfas, non più prodotti nello stabilimento Solvay da oltre 10 anni, nel sangue di cittadini di Spinetta Marengo, questa mattina l’assessore regionale alla Sanità ha incontrato il sindaco di Alessandria per fare il punto sulla situazione, illustrando le iniziative messe in atto dalla Regione.
Nello specifico dello studio belga, l’assessore ha osservato che sono in corso delle valutazioni sull’attendibilità del campione, il quale sembrerebbe riferito a un numero limitato di cittadini, selezionati tra soggetti direttamente esposti ai Pfas e quindi non sufficientemente rappresentativi della popolazione generale.
Ma, a prescindere dalla ricerca, l’assessore ha spiegato come, da anni, la Sanità Pubblica e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale monitorino con attenzione l’area di Spinetta Marengo, sia per gli aspetti relativi alla tutela della salute dei lavoratori, sia per le attività di rilevazione ambientale e anche per le valutazioni epidemiologiche sull’impatto delle attività industriali sulla salute dei cittadini residenti.
È stato quindi deliberato un piano di biomonitoraggio sulla popolazione, in programma nei primi mesi del 2023, che prevederà, nei soggetti a rischio, oltre alla ricerca dei Pfas, anche la valutazione di alcuni parametri sanguigni, quali ad esempio il colesterolo. Per tale iniziativa è stato previsto un primo finanziamento di 70 mila euro.
In una situazione di vuoto normativo nazionale, l’assessore ha inoltre osservato come il Piemonte sia l’unica Regione ad aver approvato, l’anno scorso, una specifica legge, seguita da relativa delibera esplicativa di Giunta, per normare e limitare su tutto il territorio piemontese l’emissione di Pfas negli scarichi in acque superficiali.
(red.)