Un termovalizzatore a Voltaggio? Il racconto del Sindaco Benasso
Pubblichiamo di seguito le dichiarazioni di Giuseppe Benasso, Sindaco di Voltaggio, in merito alla richiesta di installare un termovalorizzatore nell’area del borgo. Il Primo cittadino del paese dell’Alta val Lemme ha pubblicato queste parole nel sito ufficiale del Comune di cui è sindaco dal 2019.
Nella mattinata di giovedì 23 dicembre gli Uffici mi passarono una telefonata. Telefonata di un rappresentante di una società che, come compresi nel corso del colloquio, si occupa di impianti di termovalorizzazione di ultima generazione a bassissima emissione di sostanze inquinanti nell’ambiente.
Mi informò che la sua società aveva scorto negli avvisi delle aste che a Voltaggio ci sono due terreni nell’area dell’ex cartiera. Terreni che potrebbero essere utilizzati per un nuovo impianto di un’apparecchiatura ultramoderna che trasforma utilmente il materiale di risulta in arrivo. I terreni interessati sarebbero di 16.000 mq. e di 55.000 mq., per un totale di 71.000 mq.. Dissi allora che non poteva trattarsi soltanto dei terreni dell’ex cartiera, perché quelli assommano a 22.000 mq. Gli chiesi se sapeva dirmi se i terreni di cui parlava erano, oltre a quelli dell’ex cartiera. Anche al di là del Torrente Lemme e/o al di là della Strada Provinciale. Mi rispose che, dalle carte in suo possesso, non riusciva a capirlo.
Lo informai che, tra i 22.000 mq. dei terreni dell’ex cartiera, ce n’erano 2.000 in un angolo verso il Torrente Lemme inquinati da rifiuti non tossici. Mi rispose che ne erano al corrente, che avrebbero bonificato l’area. Inoltre, che dall’elaborazione del loro impianto sarebbe uscito materiale utile per certe produzioni di cui mi accennò. E che l’impianto avrebbe prodotto energia per riscaldamento e che dall’impresa le casse comunali avrebbero ricavato un tornaconto. Al che gli chiesi se l’impianto di cui mi stava parlando, pur a emissioni bassissime, poteva essere definito un termovalorizzatore. La risposta fu affermativa.
Gli raccontai allora che a metà del secolo scorso cominciò a funzionare la cartiera. La quale non emetteva sostanze tossiche, ma l’acqua del Lemme era tutta di colore marrone. Risultava impenetrabile alla vista e tutto il corso del Lemme era maleodorante, tutto ciò per quasi un cinquantennio. Nella zona, a poche centinaia di metri, dal 1957, fino all’inizio di questo secolo, funzionò una cava di roccia per la produzione di cemento. A mezzogiorno venivano esplose mine che si udivano in tutta la valle. E, a seconda del vento, il polverone sollevato, contenente anche pulviscoli di rocce amiantifere, si dissolveva nell’area circostante, centro abitato di Voltaggio compreso.
Adesso, al posto di quella cava, c’è il deposito di smarino del Terzo Valico, abilitato a ricevere fino a 1.600.000 metri cubi di smarino proveniente dai cantieri di scavo. Di fronte c’è il foro pilota di Voltaggio, dal quale ormai da anni viene estratto materiale da scavo che viene conferito in detta cava o in altre di pianura. Per il trasporto di tutto questo materiale migliaia di camion, che creano disagi alla viabilità per le loro dimensioni e spesso per la loro velocità. Ma anche per l’imbrattamento della Strada Provinciale nei pressi dell’ex cava e del foro pilota, nonché per la spazzatura abbandonata illecitamente al di fuori di detti cantieri.
Gli chiesi allora se a un territorio come quello di Voltaggio si potrebbe chiedere l’ulteriore sacrificio di mettersi in casa un termovalorizzatore, pur a bassissimo impatto ambientale. Capì e mi ringraziò per la chiarezza. Concludemmo insieme che con quel colloquio avevamo evitato di perdere tempo e soldi la sua società e il Comune di Voltaggio e ci scambiammo gli auguri di buon Natale.