Dopo l’Afo-1 ad agosto, all’ex Ilva di Taranto partono le operazioni di fermata dell’altoforno 2
“Non c’ è più tempo, occorre fare in fretta, il Governo decida.” – così il segretario nazionale della Fiom-Cgil, Loris Scarpa, ha commentato la notizia delle operazioni di fermata dell’altoforno 2 iniziate oggi a Taranto.
La sospensione di produzione di ghisa dell’Afo-2 durerà per sette giorni, fino all’11 dicembre. La scelta dello stop, come comunicato dalla società, sarebbe legata alla necessità di interventi di manutenzione riguardanti diverse aree produttive. Secondo la Fiom-Cgil, il fermo dell’altoforno avrà serie ripercussioni sul ciclo produttivo, con conseguenze anche sugli stabilimenti di Genova e di Novi Ligure, e potrebbe mettere “seriamente a rischio la sicurezza dei lavoratori e degli impianti stessi, determinando una chiusura definitiva dello stabilimento siderurgico”.
Ma lo stop all’altoforno non è l’unica cosa che allarma i sindacati. “L’azienda ha introdotto unilateralmente un premio sulla riduzione degli infortuni di 100€ a dipendente con erogazione a febbraio e misurato su dicembre, nei fatti confermando che la sicurezza e la salute sono legate ai comportamenti dei lavoratori e non agli investimenti. Lettera che, tra l’altro, a nostro avviso, è palesemente sbagliata nei termini e nelle scadenze. – continua Loris Scarpa – Tutto ciò avviene nel momento in cui si stanno decidendo le sorti del Gruppo che potrebbe fermarsi da un momento all’altro. Altro che arrivare a febbraio!”.
Intanto, dopo l’ennesimo rinvio dello scorso martedì, per mercoledì 6 dicembre è stata convocata l’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia, Arcelor Mittal e Invitalia, per decidere le sorti dell’ex Ilva che avrebbe bisogno subito di oltre 300 milioni di euro per la continuità produttiva e il pagamento delle forniture di gas.