Matteo Iozzi, la famiglia non vuole l’archiviazione del caso
La famiglia di Matteo Iozzi continua a chiedere giustizia e si oppone all’archiviazione del caso. Il Tribunale di Forli, per il momento, non sembra intenzionato a riaprire questa storia.
Una storia che nasce durante l’estate di sei anni fa. Il 13 luglio 2016. Matteo ha 19 anni e si trova a Longiano, in provincia di Reggio Emilia. Ospite della Comunità Papa Giovanni XIII. Giovanissimo, ma con le idee chiare, Iozzi voleva dedicare la sua vita agli altri, ai meno fortunati, progettando di aprire una casa famiglia con i propri genitori. Prima, uno step che lui considerava molto importante. Un periodo in comunità.
Voleva diventare ufficialmente volontario. Dopo pochi giorni, la notizia. Il ragazzo muore. Ufficialmente, a causa di un infarto, ma per la famiglia Matteo avrebbe potuto salvarsi. Il ragazzo stava seguendo delle terapie. Pesava molto, e sembra che nei giorni precedenti avesse sofferto di acidosi e disidratazione. Secondo una perizia tecnica, il giovane aveva ingerito dei sedativi senza alcuna prescrizione medica. Medicinali che, secondo la famiglia, si sarebbero scontrati con la cura che seguiva.
I genitori ritengono che gli organizzatori e i responsabili di quel campus non avevano fatto nulla per aiutarlo. Forse una visita in ospedale avrebbe potuto evitare la tragedia? Resta il fatto che il tribunale forlivese ha rigetatto la richiesta della famiglia Iozzi di riaprire il caso. Non vi sono cause medico – legale probabili al suo decesso, scrive il magistrato inquirente. Madre e padre di Matteo, intanto, hanno fatto ulteriore richiesta per la quale si attende un pronunciamento.
(red.)